Letture e Ricordi: “DRACULA di Bram Stoker”

Cosa scrivere su questa pietra miliare della letteratura – e della letteratura gotica – senza ricadere in ciò che è già stato detto o scritto da altri? Citare Dracula è inchinarsi alla maestria del grande Bram Stoker e a una creazione che ha posto la solida e insuperabile base di un filone narrativo tuttora fertile nelle sue sfumature più o meno romantiche e comunque molto affascinanti. Perché il Vampiro, si sa, attira. E’ la sua caratteristica principale, altrimenti chi vi si avvicinerebbe mai?

Iniziai a leggere questo romanzo in cartaceo qualche anno fa, abbandonandolo quasi subito per un motivo pratico: era scritto troppo in piccolo! L’ho ripreso soltanto di recente, scaricandomelo sul kindle dove ormai leggo quasi tutto ingrandendo i caratteri a piacimento. Si, si, porto gli occhiali ma tra leggere e scrivere sono diventata una talpa!

Ero scettica, in principio, poco attratta dal genere epistolare caratteristico di questo romanzo. Trattasi infatti di una serie di lettere e pagine di diario incastrate ad arte in cui i protagonisti della vicenda narrano, ognuno per la propria parte, come la loro vita abbia finito per intrecciarsi a quella del Conte sino a giungere a una strenua lotta corale nei confronti di una minaccia in apparenza incontrastabile. Leggendaria, se posso osare, la figura del Dottor Van Helsing, anch’essa destinata a successive re-interpretazioni più o meno dinamiche ma pur sempre eroiche.

Romanzo geniale nel far convogliare le leggende popolari dei vari angoli d’Europa in un’unica figura maestosa racchiusa nel cuore più tetro della Transilvania; storia architettata con maestria, scrittura raffinata e mio parere moderna, personaggi ottimamente delineati, solidi, colti, motivati, ispirati da amore e altruismo. Insomma, in qualità di scrittrice ritengo che Stoker sia un prezioso maestro da cui imparare.

Ho apprezzato moltissimo le descrizioni, in grado di trasmettere orrore e paura senza mai ricorrere all’esplicito. Ciò che accade, o è accaduto, specie quando i vampiri sono in azione, si intuisce senza la necessità di crogiolarvisi come spesso accade nei libri o nei film moderni.
Il romanzo non mi ha fatto molta paura, quanto meno non per il Conte, la personificazione del male. Ho temuto di più il manicomio e la figura di Renfield, elementi a mio parere inquietanti in quanto molto più realistici.

Mi aspettavo invece maggiore spazio fra le pagine per Dracula e, da questo punto di vista, sono rimasta un po’ spiazzata, ma non delusa. Immaginavo inoltre una battaglia finale epica ma mi sono subito ricreduta, rammentandomi di avere per le mani un romanzo di fine ottocento (all’avanguardia per l’epoca) e non un film d’azione dei giorni nostri. Siamo abituati a scene eclatanti con gesta ai limiti del reale ma rientrare nei ranghi delle possibilità umane non è un male in un’epoca attuale in cui tutto è portato all’estremo. Ritrovare la delicatezza, anche in un romanzo come questo, la forza di volontà, lo spirito di sacrificio e, specialmente, l’acume e l’intelligenza, è stato un plus non indifferente.

Sono felice di essere andata all’origine del vampiro inteso come essere brutto e cattivo. Un encomio va anche a S. King per averne ripreso la figura nei medesimi e terrificanti termini all’interno del romanzo “Le Notti di Salem”, un vero e proprio tributo allo scrittore irlandese.

Consiglio a tutti questo romanzo sia perché è sul serio un capolavoro imperdibile, sia per gustare le imprese dei personaggi ideati da Stoker le cui vicende lavorative, amorose e di amicizia, troveranno un fattor comune nella strenua lotta per la sopravvivenza personale e del genere umano.

Alla prossima “lettura da brividi” del mese di agosto. Intanto, ancora buone vacanze!
Morgane

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