I migliori romanzi 2022

Eccoci a fine anno, ed ecco il riepilogo dei romanzi che ho preferito in questo 2022 (dal meno recente al più recente):

Il Falco Maltese (D. Hemmet – Mondadori)

Non potevo esimermi dal leggere “Il Falco Maltese”, il poliziesco di Dashiell Hammet emblema dell’hard boiled, genere letterario che adoro. L’investigatore in questione è niente meno che Sam Spade, personaggio portato sul grande schermo da Humprey Bogart, icona Hollywoodiana la cui immagine è strettamente legata al protagonista di questo romanzo. Il nostro eroe è un vero duro, affascinante, ironico, circondato da donne favolose e fatali. Tre personaggi femminili forti, in questa storia: Effie Perine, l’adorabile segretaria; Miss Wonderly, una donna bellissima e misteriosa, a partire dal nome; Iva, un’amante pretenziosa che non vuole mettersi da parte. E poi, il mistero legato a un’antica statuetta, il Falco Maltese, passata di mano in mano nel corso dei secoli, tanto sfuggente quanto ambita. Nessuno riesce ad acciuffarla ma in molti la cercano per il suo valore economico senza pari. Una cricca di personaggi ambigui da un lato, un uomo intrepido e con pochi scrupoli dall’altro se la giocano a suon di ceffoni e di scaltrezza nella San Francisco anni’20, fra sigarette in quantità, liquori pastosi e quei verdoni arrotolati per cui tutti si scannano. Il libro mi è piaciuto molto, ne consiglio la lettura agli appassionati del genere e agli scrittori in generale. Ho adorato l’abilità descrittiva dell’autore, in particolare riguardo l’espressione dei volti e degli stati d’animo dei personaggi.

Una lettura da film, una narrazione ironica e brillante. Approvato! Soltanto un appunto, da fan del meraviglioso investigatore privato creato da Raymond Chandler: di Philip Marlowe ci si innamora, di Sam Spade… no (parere mio).

Il cammino dell’arco (P. Coelho – La Nave di Teseo)

 Una favola come metafora della vita. Un libro poetico, semplice e per questo chiaro. Non una parola in più, non una in meno. Siamo noi a complicarci le cose nel ritenere le elucubrazioni mentali e l’abbondanza di oggetti e progetti, o di impegni, o ancora l’esteriorità o la perfezione, come le vie per il successo e l’autoaffermazione (parere mio). Per fare chiarezza serve svestirsi del superfluo e guardare con occhi onesti dentro noi stessi. Un percorso da mettere subito in pratica; Tetsuya lo insegna al suo apprendista nel tempo di una passeggiata e il racconto si legge in un pomeriggio. La saggezza germoglia con calma invece, curata dall’umiltà e dall’amore. L’arco è il mezzo, non il fine, per portare alla luce ciò che per noi conta davvero.

Le illustrazioni, eseguite con tratti essenziali e decisi, in tonalità tenui, arricchiscono l’opera stimolando la meditazione e creando spazio nella mente.

Vij (Nikolaj Gogol’ – ABEditore)

4 motivi per leggere questo racconto dell’orrore del 1835:

1. le descrizioni dei paesaggi: le ho adorate, trasportano il lettore direttamente a Kiev e dintorni;
2. la caratterizzazione del contesto sociale e delle tradizioni: si entra subito nelle usanze del luogo e dell’epoca;
3. la narrazione (e la traduzione): divertente e grottesca, con un linguaggio desueto ma facilmente comprensibile e di grande qualità espressiva. Ho apprezzato molto la conservazione fedele di alcuni vocaboli in uso comune nella lingua originale;
4. le illustrazioni: nella seconda metà del libretto, troverete il testo in lingua russa corredato dai disegni risalenti al 1901.

I personaggi principali della storia di Nikolaj Gogol’, ispirata principalmente al folklore russo e ucraino, sono il filosofo e protagonista Chomà Brut, un teologo, un retore e una strega misteriosa e vendicativa. E Vij cos’è? 

A voi scoprirlo!

 La vicenda fonde elementi fantastici e realismo quotidiano, dove la notte rende possibile l’impensabile e il giorno, con le sue regole e le consuetudini, le chiacchiere e la buona mensa, è in grado di ridimensionare anche gli eventi più terribili. 

 Ho terminato il racconto con un certo rimestio nello stomaco: la connotazione horror c’è, eccome! La si trova nella terrificante avvenenza di una fanciulla morta, o nell’attrazione insana per una bellezza orrenda, così come accade a chi si imbatte nei vampiri di Bram Stocker o di Stephen King.

E poi ci sono le vocine interiori, quelle che sanno cosa sarebbe meglio fare o non fare… e poi ancora la curiosità umana… benedizione o maledizione.

Le mille luci di New York (J. McInerney – Bompiani)

Avevo sentito parlare di questo romanzo per via della narrazione alla seconda persona singolare, senza dubbio azzeccata per una vicenda dalle atmosfere allucinate. Il protagonista è un giovane che fa uso costante ed eccessivo di cocaina in una NY degli anni ottanta, fra drammi di lavoro, amicizie poco raccomandabili e un cuore strappato. L’effetto è notevole: la seconda persona catapulta noi lettori nella vita al limite del personaggio, addossandoci emozioni e decisioni, infilandoci nei panni di uno di cui magari non si condividono nemmeno le scelte.
Lo stile è brillante, incalzante e ironico. Nei primi capitoli mi sono divertita un sacco; successivamente, oltre a essere nauseata da tutta quella droga, sono rimasta perplessa, chiedendomi dove l’autore volesse andare a parare – il protagonista non sa resistere alla propria dipendenza e l’autodistruzione prosegue in una escalation di avvenimenti disastrosi – ; a un certo punto, però, emerge il passato a dare senso e corposità a un personaggio che non si sta divertendo per niente e non trova – e forse nemmeno cerca – l’appiglio per emergere dal proprio pantano.
Ottime e vivide le descrizioni della grande mela e, in generale, superba ogni parte del romanzo, dall’azione alle descrizioni, ai dialoghi, alla componente emozionale. Mi è piaciuto molto il finale. Per chi come me si cimenta nella scrittura, quest’opera fa scuola.

Uomini e topi (J. Steinbeck – Bompiani)

 “…e laverò i piatti e mi occuperò dei polli, roba di questo tipo. Saremo a casa nostra, e potrò lavorare a casa nostra. […] Non dovremo chiedere il permesso a nessuno. Basta dire ‘andiamo’ e possiamo.”

Questa storia mi tocca sul vivo. Una casetta con un bel prato, sostentarsi con i prodotti della terra, lavorare alle dipendenze di se stessi. Mi sono trovata in sintonia con i personaggi, così remoti e diversi da me, eppure con un grande sogno in comune: la libertà.

Ho letto il libro in lingua italiana e ne ho apprezzato molto la traduzione. Non sono abituata alla narrativa classica o contemporanea ma ogni tanto ci tento e questo romanzo breve mi ha conquistata. L’esistenza di questi miseri umani potrebbe adattarsi benissimo alla società medievale, eppure si tratta di un’America piuttosto recente. Notevoli le descrizioni della natura e la caratterizzazione dei personaggi, senza mitigazioni di sorta ma anche senza indugi morbosi. Prosa realistica, come vuole il genere letterario. Un linguaggio dal quale ho potuto imparare, dal punto di vista di autrice. 

 La storia di un’amicizia fra due disperati alla ricerca del proprio posto nel mondo, alla conquista della dovuta dignità; due lavoratori, uno dei quali con un forte ritardo mentale. Un legame di interdipendenza che, a contatto con altri simili, non si allenta ma è messo a dura prova. Una vicenda che colpisce nell’intimo e in cui ci si immerge con facilità, grazie all’abilità dello scrittore. Un classico che raccomando ai lettori e specialmente agli scrittori, per la maestria dello svolgimento e l’abile utilizzo delle parole, nonché per i dialoghi super efficaci.
Ps: ho adorato questa edizione Bompiani.
PPS: leggete l’introduzione dopo aver letto il romanzo: contiene notevoli spoiler!

La canzone di Achille (M. Miller – Marsilio)

Questo romanzo mi ha incantata. Ho adorato la scrittura (e la traduzione, ovviamente), in particolar modo le descrizioni della natura e le emozioni a essa legate. Le atmosfere mediterranee, e allo stesso tempo esotiche – trattandosi di luoghi, tempi e personaggi eccezionali e remoti – mi sono rimaste incollate per giorni, al termine della lettura. Ho trovato epica e dolce la narrazione dal punto di vista di Patroclo, e ho apprezzato l’evoluzione dei personaggi, da una fanciullezza bucolica a una dimensione adulta segnata da una guerra inevitabile. Anche il finale è ben gestito; nonostante le sorti dei protagonisti siano note e non modificabili, il romanticismo tipico delle grandi storie d’amore viene premiato. Un capolavoro.

Circe (M. Miller – Marsilio)

Odiata e vessata dai genitori, dai fratelli, dagli zii, dalle divinità, dagli sconosciuti, capita e amata da pochi, Circe è molto più vicina agli umani che al suo retaggio divino: prova pietà, curiosità, è ingenua e fiduciosa nel prossimo, ha vita molto dura. Un’abile maga ma prima di tutto una donna sola aggrappata alla propria volontà, al duro lavoro e al coraggio. Gli errori, pagati a carissimo prezzo.
Romanzo scritto magnificamente, con una protagonista tanto lontana da noi per epoca, luoghi e natura, eppure così somigliante a molte donne di oggi Terra, per sorti e vicissitudini. Un libro denuncia della condizione femminile, sulla quale Circe ironicamente riflette: “Le donne umiliate mi sembrano il passatempo preferito dei poeti. Quasi non possa esistere storia senza che noi strisciamo o piangiamo”. E lei non rinuncia a voler ribaltare la situazione. Lettura consigliata!

Quale avete letto? Quale vi è piaciuto di più? Fatemelo sapere nei commenti!

Morgane

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