“Scrivere è un po’ come coltivare le zucche”

Questa frase, detta da una cara amica qualche giorno fa, mi è piaciuta subito.
Intanto perché le zucche mi ricordano i fumetti dei Peanuts con cui sono cresciuta e le cocciute vane attese del Grande Cocomero da parte di Linus nell’orto di casa, orto curato anno dopo anno appositamente per la notte di Halloween. Ciò a riprova di quanto sia importante dedicarsi con tutte le forze alla realizzazione di un sogno o di un progetto, e di quanto sia azzardato attendere di vederlo piovere dal cielo, a meno di non essere baciati da una sfacciatissima e rarissima fortuna!
Credo che chiunque si cimenti in un’arte o in una grande passione sia paragonabile a quel coltivatore che, giorno dopo giorno e sfida dopo sfida, si impegna a dedicare ogni sforzo e conoscenza per accudire un piccolo seme nella speranza di vederlo germogliare, crescere e sbocciare come pianta. E comunque senza garanzia di zucca! Per questo mi piace l’associazione tra autore e contadino. Mi fa pensare ai tortuosi percorsi della vita, all’attesa maturata, all’impegno senza scontato successo, alla gioia di veder spuntare una foglia preludio di un’altra foglia, di un’altra ancora e di tutto ciò che ne consegue. Che poi non basti la sola volontà è vero; i sogni sono fatti per essere ammirati con il naso infilato fra le stelle notturne; che si tratti di zucche, libri, dipinti o altro, realtà e magia finiscono per fondersi e diventare il carburante con cui intraprendere il piccolo percorso personale e, chissà, farlo diventare grande.

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