Letture e ricordi: “L’ombra dello scorpione” di Stephen King

La risposta di King al Signore degli Anelli.

1376 pagine lette in 30 giorni: per me è un record! Così si concluse l’anno letterario 2010.

Ho scoperto questo romanzo per caso. Stavo scorrendo i lavori di King per scegliere la mia nuova lettura e il titolo mi è balzato all’occhio come a voler dire: “com’è che non mi hai ancora notato?”

Titolo originale: “The Stand”. Genere: post-apocalittico, horror, fantastico, fantascienza. Prima edizione 1978; seconda edizione, integrale (quella che ho letto io), pubblicata nel 1990. Ambientazione: Stati Uniti anni ’90.

Ho letto la trama e ho capito che faceva per me. Adoro i romanzi survival, i distopici, le storie corali, la lotta fra il bene e il male, la narrazione del viaggio.

Apertura da film per il grande schermo: nella cittadina di Arnette, una Chevrloet fuori controllo risale zigzagando la strada principale e termina la corsa contro il distributore di benzina, travolgendo le pompe; nell’abitacolo, i cadaveri sfigurati dei primi esseri umani contagiati da un virus letale sfuggito dal laboratorio segreto in cui è stato creato. Una scena epocale.

Sono rimasta incollata alla storia vari motivi. 

Primo fra tutti: i personaggi, i pochi immuni sopravvissuti al terribile virus soprannominato “Captain Trips”. Non vedevo l’ora di ritrovarli fra le pagine.

Anche se non sempre la traduzione mi ha soddisfatta, la scrittura di King si conferma scorrevole e senza tabù. Le descrizioni cinematografiche proiettano il lettore dentro la storia. Gli eventi, incredibilmente attuali, ed estremamente terribili, conducono in un mondo distopico molto vicino al reale.

Come al solito, King passa in rassegna le molte sfaccettature della natura umana senza sconti: amore, sesso, violenza, violenza sulle donne, bullismo, coraggio, meschinità, tradimento, per citarne alcune, ed è abile nel trasmettere la gamma degli stati d’animo, dai più delicati e impalpabili, a quelli più marcatamente pesanti. Il libro è immenso, in quanto a contenuti, e non potrò descriverli tutti qui.

Posso dirvi che alcuni passaggi mi hanno rammentato il film Matrix – uscito però nel 1999 – con quella mother Abagail che assomigliava tanto all’Oracolo; le dinamiche survival mi hanno ricordato le vicende travagliate della serie tv “The Walking Dead”; in primis però, l’intera trama sembra proprio un tributo horror al “Il Signore degli Anelli”, citato testualmente più volte dallo scrittore. A tal proposito, King non nasconde i parallelismi fra il suo manoscritto e il capolavoro di Tolkien: l’occhio di Flagg è parente di quello di Sauron; l’inquietante personaggio soprannominato “Pattumiera” assomiglia tanto a Gollum, con quel il suo aspetto orrido, deturpato dalla passione per il fuoco e per le deflagrazioni; il tema del viaggio è il perno, tradotto nella missione intrapresa da amici fidati verso una destinazione senza certezza di successo, per compiere la missione suprema: distruggere il male e salvare il mondo.

Randall Flagg, demone sulla Terra, potrà mai essere sconfitto?

Nel mondo di King sembra che per l’essere umano il bene assoluto non possa esistere; casomai, si può parlare di una variabile molto ampia di gradazioni di male.

Il passaggio attraverso la tragedia fa sperare in una svolta decisiva per l’umanità, eppure l’Uomo sembra non essere in grado di interrompere il ripetersi dei cliché (eccoci di nuovo in Matrix); ogni nuovo inizio, finisce per replicare lo stesso passato.

L’assurdità di conoscere la storia e, ciononostante, di replicare quella stessa storia. Vi ricorda qualcosa?

Gli eroi, positivi e negativi, ci sono, in questo romanzo e, come spesso accade nelle opere di King, non sono affatto scontati.Li ritroviamo negli emarginati che la società si lascerebbe volentieri indietro: un piromane, un sordo-muto, un ritardato, un cane. Accanto a loro, una ragazza incinta, donne abusate e, sì, anche qualche personaggio più classico, di bell’aspetto, coraggioso e di gran cuore. Si fa il tifo per molti, chiedendosi chi ce la farà ad arrivare alla fine. 

Fantastiche le digressioni sociologiche di Glenn, mi hanno ricordato “1984”; discorsi disposti ad arte nel testo affinché il lettore inizi a presagire le grane in arrivo.

L’ombra dello Scorpione è un’opera completa, emozionante, a mio parere meno complessa di IT – che amo – specie nella risoluzione finale.

Ho acquistato la versione integrale, ma avrei letto volentieri ulteriori dettagli, per nulla affaticata dal quantitativo di pagine.

Romanzo consigliatissimo ma attenzione a non impressionarsi troppo; le descrizioni horror non mancano e qualche bel salto sulla sedia (o nel letto, come è capitato a me), il Maestro ce lo fa fare.

A mio parere, un capolavoro.

E voi, l’avete letto? cosa ne pensate?

Al prossimo articolo! Morgane

 

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